23 maggio 2008

Nel 1984, in occasione del centenario della nascita dell’artista livornese Amedeo Modigliani (12 luglio 1884), si tiene, presso il Museo Progressivo di Arte Moderna di Livorno, un’esposizione dal titolo “Modigliani e la scultura”, dedicata proprio alla poco conosciuta attività scultorea di Modigliani. La mostra, però, viene inizialmente snobbata dalla critica, in quanto arrivarono solo quattro delle ventisei sculture di Modigliani.

Secondo una leggenda, nel 1909, il venticinquenne Amedeo Modigliani, prima di partire alla volta di Parigi, sconfortato dalle critiche negative riscosse dalle sue opere in Patria, decide di buttare alcune sue sculture nel Fosso Mediceo come gli sarebbe stato consigliato da alcuni amici del Caffé Bardi.


La conservatrice del museo, Vera Durbè, con l’appoggio del
sovrintendente alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, il fratello Dario Durbè, fece pressione nei confronti del Comune di Livorno affinché venissero realizzati dei lavori all’interno del Fosso Mediceo per recuperare le sculture della leggenda.


Il Comune di Livorno, alla fine, cede ed ha inizio il progetto di recupero, che viene affidato alla stessa Durbè.


Dopo otto giorni di lavoro, quando l’operazione sembrava ormai l’ennesimo spreco di denaro pubblico, riaffiorano in superficie, sotto gli occhi di numerosi curiosi, due sculture, e, successivamente una terza, raffiguranti delle teste. Secondo Vera e Dario Durbè, le opere appartengono senza dubbio ad Amedeo Modigliani.


Nell’immediato la città di Livorno viene invasa da turisti (50.000 in venti giorni), giornalisti e critici d’arte, provenienti da ogni parte del Mondo, che si affollano davanti al Museo di Villa Maria.
Molti critici illustri, come Argan, Ragghianti, Carli e Brandi, applaudono i miracolosi ritrovamenti e si affrettano ad attribuire queste opere a Modigliani
. (InStoria e “L’infortunio dei critici a Livorno“ de La Stampa)

Poco tempo dopo, però, esce su “Panorama” una notizia sconvolgente: la scultura soprannominata Modi 2 è stata realizzata da tre studenti universitari.
Infatti, Pietro Luridiana, Pierfrancesco Ferrucci e Michele Guarducci, sostengono di aver realizzato, attraverso l’ausilio di un trapano, il falso Modigliani per fare uno scherzo.
Dopo lo scotto dei “finti diari di Hitler”, il settimanale questa volta vuole essere sicuro di quanto asserito dai tre giovani, quindi, si procura anche le foto dei tre ragazzi in giardino nel momento in cui realizzano la scultura e decide di pubblicarle.

Al fine di sciogliere gli ultimi dubbi sulla possibilità che una simile opera potesse essere realizzata in così poco tempo, i tre ragazzi vengono invitati ad uno Speciale TG1, dove creano in diretta un nuovo falso davanti a dieci milioni di telespettatori.


A questo punto rimane il dubbio sulle altre due sculture, ma, la beffa non finisce qui.

Di lì a poco, esce dall’anonimato anche il ventinovenne, pittore e lavoratore portuale, Angelo Froglia, un ex appartenente al gruppo armato di estrema sinistra Azione Rivoluzionaria, e, già noto alle autorità per alcuni reati legati al consumo di stupefacenti.
Angelo Froglia dimostra di essere stato l’autore di Modi 1 e Modi 3 attraverso un videotape artistico, "Paito e Apate... della persuasione e dell'inganno (Cerchez Modi)", che susciterà anche l'interesse della critica al Torino Film Festival del 1984.
A differenza dei tre ragazzi, però, Angelo Froglia, non si era posto come obiettivo una banale burla, ma, bensì una più sofistica "operazione estetico-artistica" per verificare "fino a che punto la gente, i critici, i mass-media creano dei miti".


Angelo Froglia dichiarerà, diversi anni dopo, di essere stato incaricato da terzi dell’esecuzione dei falsi.
(Wikipedia)
La questione, però, non verrà mai approfondita dalla magistratura poiché l’eventuale reato è caduto in prescrizione per decorrenza dei tempi.


A tingere di giallo tutta la vicenda, vi sarebbe poi la morte in circostanze misteriose di Jeanne Modigliani, figlia di Amedeo Modigliani. La quale, era in procinto di raggiungere Livorno
ed era in possesso di una lettera anonima che la avvertiva della beffa.
Secondo alcuni vi erano grossi interessi economici dietro il ritrovamento delle sculture e, quindi, vi sarebbe stato chi temeva le possibili rivelazioni di Jeanne Modigliani; ma, secondo i più, non si cela alcun mistero dietro la sua morte, quindi, sarebbe stato inutile svolgere delle indagini ulteriori.


Vera Durbè rimarrà sempre convinta dell'originalità delle tre teste (qualcuno più malizioso di me ha scritto su wikipedia "almeno apparentemente").

Le tre false sculture di Modigliani sono attualmente conservate nei magazzini del Comune di Livorno.

3 commenti:

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Anonimo ha detto...

Ciao mitico èrri!!! Sempre belli e interessanti i tuoi post!
Cooooomunque... sono passata x un saluto e x augurarti una buona domenica! A presto.

èrri ha detto...

Grazie, scusa se ti rispondo solo ora ma in questi giorni non sono riuscito a seguire il blog con la solita frequenza.
Ti ho inserita tra i link in prima pagina, sono quelli che seguo di più.
Spero possa farti piacere. Passerò presto a trovarti anch'io. Ciao!

Anonimo ha detto...

Interessante al riguardo questo sito:
http://testedimodigliani.xoom.it
Soprattutto per l'altra storia relativa alle teste di Modigliani sicuramente autentiche che hanno una storia ben diversa da quelle "pescate" nel Fosso Reale nel 1984.
Complimenti per il blog!
Mario Stoppa