10 febbraio 2008
Tra il 1943 ed il periodo immediatamente successivo alla fine del secondo conflitto mondiale, i partigiani comunisti del Maresciallo Tito, hanno commesso, nelle regioni dell’Istria e della Dalmazia, una lunga serie di violenze, barbarie ed eccidi a discapito dei nostri connazionali, forse tra i più cruenti della seconda guerra mondiale.
Una delle pratiche più utilizzate è stata quella della infoibazione. I numeri non sono ancora chiari (difficilmente lo potranno mai essere), si parla di “centinaia”, di 5000 o di 10000 persone gettate nelle cavità carsiche allo scopo di occultarne i cadaveri.
Le cause di morte vanno dai proiettili d’arma da fuoco, ai traumi conseguenti alla caduta in queste profonde cavità, a traumi da corpo contundente, fino, alla fame o alla sete nei casi in cui la morte non sia subito sopraggiunta (Il Rumore del Silenzio).
Vicenda meno nota, ma che fa rabbrividire, è quella dell’internamento nei campi di concentramento jugoslavi (Borovnica, rimasto aperto fino al 1947, Lepoglava, che chiuse nel 1950, e Maribor, aperto sino al 1949), dove persero la vita migliaia di italiani (Senato della Repubblica: Legisltura XIV Atto di Sindacato n°4-03895), e, considerati da alcuni anche peggiori di quelli nazisti.
Moltissime persone persero la vita in quegli anni per il semplice fatto, non di essere soldati o fascisti, ma, bensì, italiani. Si trattò, a mio parere, di una pulizia etnica, attuata allo scopo di slavizzare terre storicamente vicine all’Italia ed, in quel momento, rivendicate dal nuovo regime comunista jugoslavo, così come Trieste e Gorizia. In tal senso, sono esemplificative le parole di Milovan Gilas, ex vicecapo del governo e segretario della Lega dei Comunisti di Jugoslavia, che, in un'intervista rilasciata a Panorama il 21 luglio 1991, affermava: “Nel 1946 io e Edvard Kardelj andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana”, e, ancora:” Bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Così fu fatto” . (Wikipedia)
Dai 300000 ai 350000 istriani, fiumani e dalmati dovettero scappare dalle loro case, lasciando ogni cosa al di là dei nuovi confini (o Zone), per finire esuli in Patria. Quella Patria, l’Italia, che, ancora in ginocchio nel dopoguerra, poco è riuscita ad offrire loro. Molti vissero per anni ammassati nelle scuole o in centri adibiti al raccoglimento.
In poche migliaia ebbero la forza ed il coraggio di rimanere in quelle terre che avevano perso, forse metà o più della loro popolazione (almeno per quanto concerne l’Istria), e, buona parte della loro identità sociale e culturale.
Dopo decenni, in cui questa parentesi vergognosa della storia era finita nel dimenticatoio, anche quest’anno viene commemorato il “Giorno del Ricordo”. A tal proposito, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlò di “responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali”.
A chi è stato tolto tutto, a chi hanno cercato di levare la dignità, a chi ha perso famigliari e amici, a chi è stato ucciso senza colpa alcuna, dobbiamo, almeno per un giorno, restituirgli il Ricordo.
LINK che trattano l'argomento:
Fume-Rijeka: Società di Studi Fiumani
Lega Nazionale
ADES - Associazione AMICI e DISCENDENTI degli ESULI Giuliani, Istriani, Fiumani, Dalmati.
ANVGD - Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Tags: foibe, giorno del ricordo
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